Introduzione del dott. Antonio Scarcella agli atti
del 15° laboratorio di Cosmo-Art tenutosi a Frascati il 23 e 24 novembre
2002.
Nella nostra società il rapporto di coppia è in crisi, interessarsi
oggi al tema della coppia è quindi necessario. Penso che il rapporto
uomo-donna, nella nostra società occidentale, sia influenzato ancora
dal racconto biblico. Sappiamo che Adamo ed Eva invece di collaborare
nella raccolta del frutto dall’albero della Conoscenza, cercarono
di nascondere entrambi quel gesto coraggioso. Oggi forse è giunto
il momento di raccogliere nuovamente quel “frutto”, in modo
consapevole per portare ancora più avanti la conoscenza unita alla
saggezza, del rapporto uomo-donna.
Non serve nascondersi, ma avere il coraggio di osare l’impossibile,
cioè realizzare un rapporto di coppia prima amichevole e poi amoroso.
Va detto che non basta affermare di essere amici o di amare perché
questo si attui, perché da quando la psicoanalisi ha aperto la
strada allo studio dell’inconscio, sappiamo che non bastano più
le parole ma occorre unire le parole con l’azione.
Già nel 1980 il Prof. Antonio Mercurio con il libro “Amore
e Persona una teoria della coppia”, apriva la strada
ad una analisi concreta sulle problematiche di coppia, proponendo una
sua visione specifica che partiva dai primi condizionamenti che ognuno
di noi ha nel rapporto con la madre.
La metodologia dell’Antropologia Personalistica Esistenziale centra
molto la sua attenzione sulla coppia per creare un rapporto adulto, maturo
e duraturo.
In particolare affronta il tema dell’amore come possesso e come
dono, i vissuti e le dinamiche edipiche che scattano nella coppia inevitabilmente,
i meccanismi di difesa e di offesa, l’odio e l’amore come
due energie da fondere, la divergenza per la convergenza, ecc.
La coppia deve quindi diventare una prima palestra di vita dove due Io
si confrontano e si scontrano per far emergere il rimosso per poi fondersi
e creare un tipo di energia che in natura non esiste.
E’ necessario molto coraggio per raccogliere oggi nuovamente il
“frutto della conoscenza” anche perché tale conoscenza
deve comprendere anche la conoscenza della propria vita intrauterina.
E’ lì che giacciono i nostri primi traumi ma anche le nostre
scelte personali più profonde di odio e amore per la vita.
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All'interno della coppia, abitualmente accade che
un partner faccia sull'altro infinite proiezioni che fanno capo ai vissuti
della storia psichica e della storia esistenziale a partire dalla vita
intrauterina e dalla vita infantile.
A questo riguardo la domanda cruciale che dobbiamo porci è: queste
proiezioni lasciano qualche spazio a un reale incontro tra l’lo
e il Tu, mentre sono già in azione, ovvero l'altro è sempre
e solo una tela bianca su cui proiettiamo con prepotenza quello che ci
serve e quello che ci fa comodo?
Detta con altre parole: le proiezioni occupano tutto lo spazio dell'esistenza
del partner o ne lasciano un pezzetto libero perchè possa apparire
la sua Persona come veramente è e non come viene costantemente
deformata dai nostri bisogni?
A questa domanda non c’è una risposta univoca. Le risposte
possono essere tante quanti sono gli esseri umani.
Quello che conta è che ognuno si ponga la domanda e cerchi la risposta,
tante volte quanto serve, per poter decidere o ridecidere, con la libertà
di cui dispone in quel momento, se incontrare l'altro, se sceglierlo come
partner e se progettare insieme con lui una vita duratura di coppia che
possa portare un giorno alla fusione dell'Io con il Tu e alla creazione
della bellezza seconda.
Qualche anno fa, parlando del tema della menzogna esistenziale, io ho
scritto che viviamo in una società di non nati, di persone cioè
che sono uscite solo fisicamente dall'utero e per il resto sono ancora
prigioniere dentro l’utero.
La loro condizione è simile a quella di coloro che stanno nella
caverna di Platone: vedono il riflesso delle ombre che il fuoco proietta
sullo sfondo ma non vedono la realtà che c’è fuori
dalla caverna.
Le proiezioni sono come le ombre riflesse dei nostri vissuti infantili
e di quelli prenatali e di queste ombre è fatta, purtroppo, la
nostra realtà quotidiana. Esse sono la placenta che ancora ci avvolge
e noi non abbiamo molta voglia di abbandonarla.
E' una necessità stare avvolti dentro la placenta per nove mesi
ma sappiamo anche che è una necessità doverla distruggere
dopo i nove mesi, noi invece preferiremmo portarcela dietro per tutta
la vita come si racconta che fece un antico Faraone.
E così spesso accade che la vita dell'lo fetale e quella dell'Io
infantile si sovrappongono in continuità alla vita dell'Io adulto
e il risultato è che noi agiamo di più secondo quello che
vuole I'Io fetale o l’Io infantile e molto di meno secondo quello
che vuole un Io adulto.
Bisogna poi considerare che nell'utero non ci sono solo ombre. C'è
sempre una realtà che si impone al feto e il feto non può
non vederla ma è pure vero che l'Io fetale si costruisce in continuità
delle fantasie e le preferisce alla realtà di cui non sa capire
l'intima natura e così accade che molte volte deformi la realtà
che percepisce con le fantasie che si costruisce.
Chi non può avere accesso alla verità oggettiva si costruisce
sempre una verità soggettiva ed è molto difficile in seguito
accettare di cambiarla.
Se l'Io fetale imperversa con la sua presenza invasiva nella vita dell'adulto,
alla realtà oggettiva resta ben poco spazio e lo spazio maggiore
è occupato dalle fantasie e dall'irrealtà.
Per capire di quali fantasie stiamo parlando, avete presente cosa sono
le fantasie persecutorie o le fantasie paranoiche e quanto sia difficile
estirparle sebbene facciano star tanto male chi le soffre?
Non ci sono solo questi due tipi di fantasie che sono patologiche. Ci
sono infiniti altri tipi che non sono patologici e però sono deformanti
come sono deformanti le lenti graduate delle quali tuttavia non possiamo
fare a meno.
Quando due si sposano, nella misura in cui l'Io fetale dei due partner
prevale sul loro Io adulto, saranno maggiori le proiezioni e minori le
possibilità di un incontro basato sulla realtà e sulla verità
dell'Io adulto dell'uno e dell'altro.
D'altra parte bisogna pure riconoscere che le proiezioni sono un aiuto
prezioso per conoscere e trasformare parti di noi che altrimenti resterebbero
per sempre nel buio della psiche o nelle profondità dell'Io.
Ci serve uno specchio per guardarci e, quando non c'è chi ci aiuti
a conoscerci attraverso il transfert o il controtransfert, allora può
subentrare il materiale prezioso, se sappiamo osservarlo, che ci viene
offerto dalle continue proiezioni che facciamo sul partner.
Ciò posto, quali strategie possiamo adottare per gestire dialetticamente
le nostre proiezioni e portarle a termine con frutto e non con distruttivita?
ne posso proporre alcune:
1) Ci sia un discorso chiaro tra i partner, sin dall'inizio del rapporto
per riconoscersi l'uno con l'altro il fatto che l'esistenza delle proiezioni
è qualcosa di inelluttabile che va accettata e inserita nel rapporto
di reciproco aiuto piuttosto che in un rapporto di reciproca offesa e
di costante manipolazione. Mettere la testa sotto la sabbia, come lo struzzo,
e non voler vedere questa scomoda realtà non serve a nessuno dei
due, anche se tra i due c'è l'amore più grande del mondo.
2) Allenarsi nel tempo a saper fare la lista delle proiezioni più
frequenti e meglio riconosciute come tali.
3) E' cosa buona saper utilizzare i litigi con il partner per passare
al microscopio le
proiezioni e i bisogni che l'uno impone all'altro e viceversa. Questo
però suppone quel minimo di saggezza che ci consenta di mettere
da parte l'orgoglio ferito e ci consenta di porci alla ricerca della verità
piuttosto che alla ricerca della soddisfazione che l'altro ci riconosca
che noi comunque avevamo ragione e lui aveva torto.
4) Almeno quando ci sono fatti eclatanti, armarsi di umiltà e poter
dire al partner
quale proiezione abbiamo agito o imposto e, se è possibile, decidere
di chiedere scusa. Se è difficile farlo a voce si può tentare
di farlo per iscritto. Questo punto e molto importante: non si chiede
scusa a un fantasma ne tanto meno a un telo bianco che ci è utile
per le nostre proiezioni. Si chiede scusa solo a una Persona di cui si
vuole riconoscere e rispettare l'alterità, la dignità e
l'esistenza.
5) E' chiaro che bisogna chiedere al partner che anche lui sappia fare
altrettanto.
Voglio aggiungere qualcosa in piu sull'importanza dell'aiuto reciproco
tra partner a riguardo delle proiezioni.
Le proiezioni sono come una gabbia che imprigiona la coppia. Esse ci privano
di gran parte della nostra libertà. Ma paradosso vuole che, solo
stando "con consapevolezza" dentro la gabbia, troveremo il modo
giusto come uscire dalla gabbia e conquistare la libertà.
La consapevolezza è uno stato speciale dell'Io che si raggiunge
poco a poco e suppone una graduale accettazione sempre più piena
dell'amara verità che siamo in gabbia.
Senza accettazione non faremo altro che sbattere inutilmente la testa
contro le pareti della gabbia. Solo dopo l'accettazione viene l'intuizione
del giusto modo come arrivare a uscire dalla gabbia.
Ora l'orgoglio basato sulla pretesa della nostra perfezione non consente
l'accettazione e non consente nemmeno la conquista della consapevolezza.
Solo un'alleanza tra i partner per darsi aiuto reciproco può portarci
a smussare l'orgoglio e la pretesa di perfezione e quindi accettare umilmente
che con un lavoro dialettico, dove l'uno aiuta l’altro a riconoscere
le sue proiezioni, possiamo arrivare alla libertà.
Quello che accade sovente, purtroppo, non è una richiesta di aiuto
reciproco ma una espressione di rabbia continua che l'uno butta addosso
all'altro e viceversa perchè ci sentiamo usati e questo ci fa stare
male.
Se solo ci chiedessimo aiuto reciproco non ci sentiremmo più usati.
Io direi che bisogna crescere nella fiducia che ci sia sempre uno spazio
di libertà nell'Io Persona che possa permetterci di incontrare
il Tu dell'altro nella sua realtà vera e non in quella deformata
dai nostri bisogni e dalle nostre proiezioni.
Chiedere aiuto all'altro, affinchè da persona che è si trasformi
in telo per le nostre proiezioni, questo significa riconoscerlo come persona,
per quanto strano possa sembrare; questo significa incontrare l’altro
nella sua alterità mentre ci stiamo preparando a negargliela con
le proiezioni che gli butteremo addosso.
Se vogliamo avere un punto fermo di riferimento su questo argomento penso
che una cosa è certa: quanto piu forte sarà la volontà
di nascere e di crescere che abbiamo e che coltiviamo, tanto più
grande sarà la nostra capacità di attraversare le proiezioni
e di esaurirle.
E poi, se è vero che noi cresciamo nella possibilità di
incontrare autenticamente se stessi, che è come dire: se io mi
sposto progressivamente dalla menzogna esistenziale verso la mia verità,
allora sarà anche possibile incontrare autenticamente l'altro,
sempre che l’altro voglia anche lui nascere e crescere.
Se le proiezioni sono come le erbacce in un campo di grano, si puo sempre
sarchiare il terreno e far crescere il grano come si deve. Allora sarà
possibile avere del pane caldo sulla nostra tavola e avremo raggiunto
la bellezza prima.
Ma se il campo di grano non esiste o non è coltivato come si deve,
allora avremo solo erbacce a non avremo di che nutrirci.
Per questo è necessario, per prima cosa, coltivare l'incontro
dell'lo con il Tu, anche con tutte le proiezioni che ci portiamo
dietro.
Se questo c'è, verrà dopo il tempo in cui sarà possibile
coltivare e raggiungere la fusione dell'lo con il Tu.
Nella fusione, il Tu si lascia penetrare dall'Io e l'Io si lascia penetrare
dal Tu e le due volontà, quella dell'Io e quella del Tu, gradualmente,
si fondono in una, e questo non per un bisogno proiettivo ma per una progettualità
certa che è stata scelta e decisa dai due partner.
Questa penetrazione e compenetrazione è il modo più elevato
e più fruttuoso di fare l'amore nella coppia.
Con questa fusione si ottiene la creazione della bellezza seconda,
la bellezza che non muore mai, alla quale non potrà mai accadere
di essiccarsi come invece si secca il pane, che oggi è fresco e
fragrante e domani non più.
Parliamo ora brevemente di come le altre tappe che precedono la fusione
dell'Io con il Tu: l'opposizione, la distruzione, l'abbandono
e la resa, possano essere vissute pure all'interno di un rapporto
dove le proiezioni siano massicciamente presenti ed evitare di immaginare
che il cammino di coppia per poter giungere alla fusione prima debba esaurire
tutte le proiezioni presenti e future.
L'opposizione.
E' chiaro che il sentirsi deformati e ingabbiati dalle proiezioni del
partner non è una cosa facile da accettare e da sopportare, anche
quando, nel migliore dei casi, ci sia stata una richiesta di aiuto esplicita
in questo senso.
E' del tutto logico e naturale che più le proiezioni ci fanno star
male e più scatta una feroce opposizione nei confronti del partner
per chiedergli di aprire gli occhi sul suo comportamento e per chiedergli
di modificarlo.
L'opposizione dell'uno si scontrerà subito contro l'opposizione
dell'altro, il quale non vorrà saperne ne di voler riconoscere
quello che accade ne di cambiare atteggiamento e pretese.
Se prima c'era una simbiosi tra i due, creatasi con l'incontro e la scelta,
ora essa andrà in pezzi e senza alcun dubbio l’un partner
diventa il nemico dell'altro.
Nascerà una sterile lotta in cui si toccano abissi di rabbia, di
impotenza e di dolore e possono passare anni prima che si veda un qualche
cambiamento da una parte e dall'altra.
La distruzione.
Ma un giorno potrebbe accadere, a furia di imparare a sostituire una cieca
opposizione con la potenza della forza amorosa, che una proiezione si
vada consumando o che essa venga distrutta dai colpi dell'uno e dalle
decisioni dell'altro.
Ecco allora come opposizione e distruzione possono diventare
due fasi concrete di passaggio all'interno della coppia partendo proprio
dalle proiezioni.
Perdere una proiezione è come distruggere una parte della placenta
e anche se ne restano altre parti ancora da distruggere è pur sempre
un cammino e un obbiettivo raggiunto.
L'abbandono a la resa.
Nell'istante che segue alla distruzione di una proiezione c'e di nuovo
una scelta da fare o da rinnovare dell'un partner verso l’altro.
Ciò è tanto più necessario quanto più una
proiezione investe la totalità dell'altro, per cui caduta una certa
proiezione un partner potrebbe non avere piu alcun interesse per l'altro
partner, perchè è come se ci si trovasse davanti ad una
persona totalmente sconosciuta.
Qui bisogna operare una nuova scelta di coppia e, paradossalmente, se
il partner viene scelto di nuovo come partner, è come se in questa
scelta fosse pure contenuta in parte la fase dell'abbandono e
della resa.
Bisogna infatti decidere se accordare piena stima e fiducia a questa nuova
persona che appare dopo che è caduta la proiezione e, in questo
caso, fiducia significa abbandonarsi in qualche modo all'altro, arrendersi
in qualche modo alla nuova realta in cui si rivela ora l'alterità
dell'altro.
Sia però chiaro che la fase dell'abbandono e della resa è
qualcosa di più profondo e di più complesso di quanto stiamo
qui descrivendo e si situa a un livello più alto e più maturo
del cammino di coppia.
Forse è bene ricordare che Ulisse è arrivato a questa fase
dopo dieci anni di guerra passati sotto le mura di Troia e dopo dieci
anni di un'odissea avventurosa e drammatica passati a navigare per tutto
il Mediterraneo.
In questi venti anni lui è cambiato tantissimo e in più
occasioni ha dovuto scegliere se restare fedele al progetto di coppia
con Penelope o se preferirle un'altra donna.
Ugualmente Penelope è arrivata a questa stessa fase dopo avere
per anni fatto e disfatto la sua tela tra mille incertezze e mille tentennamenti,
ora sperando il ritorno di Ulisse e ora mettendosi in casa un'orda di
Proci intenta a progettare l’uccisione di Ulisse.
La volontà omicida e la volontà suicida sono cose ben piu
gravi delle proiezioni e appartengono ad altre sfere dell'Io. Così
pure la volontà di potenza e di dominio con cui l’uomo cerca
di prevaricare sulla donna e la donna cerca di assoggettare l’uomo
per farne uno schiavo.
Un progetto di coppia cosmoartistico, capace di creare bellezza seconda,
suppone un immenso lavoro di trasformazione a tutti i livelli di entrambi
i partner e richiede quasi una vita intera per compiere quel cammino ascensionale
che, di tappa in tappa, possa portare alla fusione dell'Io col Tu.
E' il progetto di una vita e non quello che dura lo spazio di un innamoramento
che oggi c'è e domani non piu.
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