Ipotesi
su Ulisse è un libro sapienziale e come tutti i libri sapienziali
risulta al tempo stesso semplice e complesso.
E’ semplice in quanto ripercorre un racconto epico che può
essere letto attraverso leggi universali della vita e dell’uomo.
E’ complesso perché l’autore da ogni metafora usata
da Omero trae più significati possibili e non uno solo e non è
facile che siano comprensibili tutti e subito.
Antonio Mercurio attraverso questo testo compie un’ipotesi sull’uomo,
sul senso della vita e sul senso del dolore e sul significato della ricerca
della bellezza che assilla l’uomo, prendendo come base la narrazione
epica di Omero.
L’autore vede nel personaggio di Ulisse un essere umano che attraversa
mille patimenti durante i suoi dieci anni di ritorno verso Itaca ma, soprattutto,
Mercurio incontra Ulisse nel suo mondo interiore e ripercorre con lui
i pericoli, i veleni e le lotte che egli deve affrontare per passare da
una trasformazione all’altra e conquistarsi la strada per una vera
immortalità.
Ulisse sa, scrive Mercurio, che l’immortalità che Circe prima
e Calipso dopo gli promettono non è una vera immortalità
e la storia gli darà ragione. Chi oggi è ancora convinto
che esistono gli dei dell’Olimpo e che sono immortali? Eppure per
secoli i Greci sono stati profondamente convinti che fosse così
e invece Omero aveva capito, prima ancora dei filosofi presocratici, che
era tutta una invenzione umana. Certo non una invenzione basata sulla
follia ma su una profonda saggezza che proietta fuori dell’uomo
quello che sta dentro l’uomo.
Infatti anche Omero continua a parlare degli dèi e a servirsene
per esprimere con grande poesia la sua profonda saggezza. Solo che mentre
l’Iliade è piena di dèi che manovrano gli uomini a
loro piacimento, nell’Odissea gli dèi agiscono in continuità
a favore dell’uomo, anche quando l’uomo non lo vede e non
lo sa. Il secondo Omero è completamente diverso dal primo, scrive
Mercurio.
Ulisse pur riconoscendo che la bellezza di Calipso è superiore
a quella di Penelope, si rifiuta di sposare Calipso e rifiutandosi di
farlo sta affermando tra le righe che l’immortalità che promette
Calipso non è una vera immortalità. Egli preferisce affrontare
altre pene pur di poter rincontrare Penelope e creare con lei una nuova
bellezza, quella creata dalla fusione di entrambi. E’ nella creazione
della concordia gloriosa , dice Omero, che può esistere una strada
verso una vera immortalità.
Qui, secondo Antonio Mercurio: “Ulisse comprende l’illusione
che divora la vita degli uomini che vanno dietro al potere e alla gloria
sperando di ottenere una immortalità che per questa strada non
otterranno mai”.
Un altro dei patimenti che affronta Ulisse per tutta l’Odissea
è riconoscere l’odio che nasce sin dalla vita intrauterina
e lì si sedimenta e lì resta rimosso per poter sopravvivere
ed alimentarsi. Mercurio sostiene: “L’odio rimosso è
come la dinamite. E’solo questione di tempo. Per un po’, anche
per vent’anni e più, sta fermo come una belva accovacciata,
ma poi viene il giorno in cui un timer segreto scorrendo velocemente arriva
al punto zero e fa saltare tutto in aria.”
L’autore intraprende un viaggio insieme a Ulisse alla ricerca dell’odio
rimosso che alberga dentro ognuno di noi, un viaggio che passa attraverso
i traumi passati e i sentimenti più difficili da accettare come
l’invidia, la pretesa, l’orgoglio, la menzogna e la volontà
omicida e suicida e lo compie non per dire che esistono ma per poterli
vedere, affrontare e poi superare.
Come?
Un’opportunità, secondo il Prof. Mercurio, potrebbe essere
il movimento della Cosmo-Art creato da lui e dalla SOPIA UNIVERSITY OF
ROME. - La grande intuizione - dice Mercurio - sta nel vedere l’uomo
come un alchimista o meglio un artista che sa fondere i fatti della vita
e il dolore che da essi promana, con la saggezza e l’arte che sa
trasformare la vita stessa in un’opera d’arte - .
Scrive Mercurio che esistono tre tipi di bellezza: la bellezza prima,
che è quella effimera, soggetta ai danni del tempo e della morte
(per essa, la bellissima Elena, Greci e Troiani sono morti a migliaia);
esiste la bellezza della vita che è quella che tutti conosciamo
entrando nella vita e poi subito perdiamo a causa dei traumi ineluttabili
che ci colpiscono (v. lo sviluppo del pensiero positivo tutto teso a recuperare
questa bellezza). Ma esiste anche la bellezza seconda che è quella
che soltanto gli esseri umani possono creare e che è immortale
perché una volta creata non muore più (di essa parla ampiamente
la Cosmo-art).
Scrive pure che esistono forze cosmiche e forze umane, le prime sono:
la saggezza, l’arte e il dolore. Le seconde sono: verità,
libertà, amore e bellezza.
Se l’uomo decide di imparare a fondere le forze cosmiche con le
forze umane può creare quantum di bellezza seconda che sommandosi
insieme creano un campo di energia che è immortale.
L’arte di fondere il dolore che viene dai traumi della vita, il
dolore che si prova nel rinunciare ai propri veleni, e il dolore di perdere
un’identità che conosciamo per andare verso una identità
nuova, aiutati dalla saggezza che viene dal Sé Personale (Atena)
e dalla saggezza che viene dal Sé Cosmico (Zeus) è capace
di trasformare la vita di un uomo in un’opera d’arte.
Molto importante il capitolo in cui l’autore parla della struttura
dell’Io. All’interno dell’Io c’è un Io
Persona che è un principio spirituale e che esiste sin dal primo
momento del concepimento; c’è un Io Psichico e un Io Corporeo
e poi c’è un SE’ Personale e un SE’ Cosmico che
ci accompagnano per tutta la vita. C’è pure un Io embrionale
e un Io fetale che rischiano di farci restare per sempre dentro l’utero,
anche dopo che è avvenuta la nascita biologica, perché essi
si oppongono tenacemente alla crescita e allo sviluppo dell’Io Persona
adulto e cercano solo vendetta.
La logica dell’Io fetale è opposta alla logica dell’Io
Persona. Se l’Io fetale è stato ferito, egli non vuole la
riparazione della ferita ma vuole solo la vendetta e la distruzione di
chi l’ha ferito anche se deve attuarla nel futuro e non all’istante.
Accade spesso che la logica dell’Io fetale prevalga sulla logica
dell’Io Persona adulto e l’Io globale resta frantumato e scisso.
Prevale l’odio e non l’amore. Prevale l’orgoglio e non
l’umiltà e la vita diventa un interminabile dolore senza
alcuna via d’uscita.
Non è così per Ulisse che decide di entrare nella sua reggia
come un mendicante, egli che è un re, e si sottopone in silenzio
a tutte le umiliazioni che gli infliggono i Proci.
Ora come mai tutti si ricordano dell’astuzia di Ulisse e quasi nessuno
si ricorda dell’umiltà di Ulisse e dei suoi mille patimenti?
si domanda Antonio Mercurio.
E ancora, come mai tutti si ricordano che Ulisse brama il ritorno (il
nostos) e pochi si ricordano che Ulisse brama ritrovare la sua sposa,
com’è scritto sin dal proemio dell’Odissea?
Come mai nessuno vede che Penelope ha un cuore di pietra e che si è
messa in casa più di cento pretendenti pronti ad uccidere sia Telemaco
sia Ulisse?
A queste domande, in una conversazione privata avuta con l’autore,
egli risponde che il cammino dell’umanità si svolge per tappe
e le opere d’arte ad ogni tappa vengono comprese in maniera diversa.
La religione cristiana che per tre secoli dopo la sua nascita è
stata perseguitata dagli imperatori romani, quando, con Costantino, è
diventata religione di stato ha cominciato a perseguitare e distruggere
le religioni pagane.
I monaci benedettini che pure hanno conservato le opere dei classici antichi
non hanno fatto altrettanto con l’Odissea. Il poema di Omero è
arrivato in Occidente solo nel 1500 dopo la caduta dell’Impero Bizantino.
Dante però nel 1200, senza aver mai letto l’Odissea, aveva
già condannato Ulisse ponendolo nell’inferno nel girone dei
fraudolenti.
Forse non tutti sanno che i gruppi marmorei che rappresentavano episodi
tratti dall’Odissea, posti nella villa di Tiberio, sono stati distrutti
a martellate da monaci cristiani.
E’ evidente che la mitologia cristiana si sente minacciata dalla
mitologia greca e in particolare da quella che riguarda Ulisse.
E il motivo può essere che l’ideale di uomo artista della
sua vita secondo il modello di Ulisse è in contrasto con l‘ideale
di perfezione assoluta e con l’ideale di santità proposto
e imposto dalla Chiesa cristiana.
Oggi i valori cristiani sono in via di sparizione in Occidente e forse
a partire da oggi è possibile capire e accettare i valori che Omero
propone attraverso la figura di Ulisse, come prima non è stato
possibile.
Noi non siamo santi e non vogliamo essere né peccatori né
ipocriti e quindi non vogliamo modelli da imitare impossibili per la nostra
vita.
Noi vogliamo affrontare e trasformare il dolore e la colpa in una bellezza
che è immortale e questo è quello che ha fatto Ulisse e
noi possiamo imitarlo.
I santi servono per chiedere grazie e miracoli ma non servono come modelli
di vita e nello sbandamento totale odierno è di modelli che abbiamo
bisogno.
Lo scrittore Coelho, che vende milioni di libri in tutto il mondo, dice
che la sapienza è conoscenza per potersi trasformare. Omero ha
trasferito sulla figura di Ulisse tutta la sua sapienza e l’arte
di trasformare la vita in un’opera d’arte.
I papaboys di Wojtyla hanno lasciato centomila preservativi usati nel
campo di Tor Vergata a Roma. Erano venuti per ascoltare un papa o per
stare insieme tra loro?
Ulisse è il grande artista che di tappa in tappa trasforma se
stesso e, avendo prima trasformato se stesso, può poi trasformare
Penelope e non ucciderla come invece raccontano certe versioni del mito
di Ulisse che Omero ha scartato dal suo poema.
Questa meta di realizzare con Penelope un incontro d’amore, come
non è mai avvenuto prima, dà il senso preciso del perché
Ulisse debba affrontare nel suo viaggio tutti i mostri che si porta dentro
e che non sono visibili e debba agire i suoi veleni esistenziali per poterli
riconoscere come suoi e poi liberarsene.
Un’accurata lettura dell’Odissea, come ci guida a farla Mercurio,
rivela tutta la sapienza di Omero e rivela come questo poema sia la più
grande storia d’amore che sia mai stata scritta dalla letteratura
di tutti i tempi.
Sicuramente Ulisse è stato un alchimista dell’antichità,
ma l’alchimista di quest’epoca è senza dubbio Antonio
Mercurio che ha creato il movimento della “Cosmo-Art” mettendola
al servizio di tutti per poter insieme a lui, insieme alla Vita e insieme
all’Universo, trasformare le nostre parti oscure in parti luminose;
e poi creare la sintesi degli opposti, maschile e femminile, vita e morte,
follia e saggezza, orgoglio e umiltà, verità e menzogna,
amore e odio; e così creare una nuova Bellezza, quella che non
muore mai, in un contesto corale che strappa l’uomo alla sua solitudine,
al suo narcisismo e alla sua mortalità.
Ipotesi su Ulisse è un testo saggio che incontra la saggezza che
viene da ognuno di noi e va incontro alla saggezza della Vita.
Per informazioni sull’acquisto del libro telefona al 339.1941820
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